L’amido resistente, definito anche “Resistant Starch“, abbreviato con l’acronimo di RS, rappresenta quella frazione dell’amido che resiste al processo di idrolisi (ossia digestione) da parte degli enzimi digestivi dell’intestino tenue. Esso può quindi, interamente o parzialmente, fermentare nell’intestino crasso. Proprio per queste sue caratteristiche, alcuni dei suoi sottotipi (RS1 e RS2) sono considerati parte della fibra alimentare solubile.
L’amido resistente costituisce circa il 10 % dell’amido consumato nella dieta media occidentale. Pare che l’amido resistente sia composto per il 100% da amilosio, la frazione dell’amido dalla struttura lineare, e più difficilmente attaccabile dagli enzimi digestivi, e come tale, meno digeribile.
L’amido resistente può essere suddiviso in 4 sottocategorie a seconda delle caratteristiche. Le tipologie RS1 e RS2 possono essere considerate parte della fibra alimentare solubile, mentre RS3 e RS4 sono parte della fibra funzionale.
Una piccola digressione riguardo l’effetto delle fibre solubili, in quanto non digeribili dagli enzimi deputati alla digestione dell’amido (alpha-amilasi), giungono indigente nel tratto finale dell’intestino, definito intestino crasso, laddove la flora batterica intestinale ne trae nutrimento, provocandone la sua fermentazione. Tale processo di metabolizzazione a carico dei batteri, porta alla produzione di alcuni nutrienti e micronutrienti poi riassorbiti dall’intestino, come acidi grassi a catena corta (SCFA) nel colon, tra i quali acido acetico, acido propionico, acido butirrico o vitamina K. Tutti elementi questi, definite anticanceronegici.